Gianni Ferrario – Energizzatore di Eventi
Facilitatore di climi aziendali e spirito di unità con i suoi coinvolgenti WorkShow di grande successo!
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Happiness Trainer
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Da un punto di vista psicologico, il riso, come dice Sigmund Freud, è uno starnuto mentale in grado di liberare la mente; la battuta istituisce un canale di sfogo molto utile a liberare l’energia che impegniamo nel tenere sotto controllo le nostre paure e le nostre preoccupazioni. Questa liberazione dalla tensione e il rilassamento che ne consegue provocano piacere.
Dopo aver riso o anche dopo aver pianto, non importa se per il troppo riso o per sofferenza e dolore psichico, ci sentiamo meglio..
Infatti si ride sempre a bocca aperta, emettendo aria grazie all’azione di espirazione.
Mentre il piangere è costituito da una serie di inspirazioni interrotte continuamente da contrazioni improvvise diaframmatiche.
Quindi il ridere è una sorta di estroversione della libido, mentre il pianto ne rappresenta l’introversione.
Potremmo postulare, in un’ottica psicoanalitica, che il ridere come meccanismo di piacere e le lacrime successive all’eccesso del riso, rappresentino una ripetizione del piacere e della sofferenza provati nel nascere.
Ridendo stiamo bene, e affrontiamo con spirito positivo e con risultati più brillanti i numerosi impegni quotidiani; questo è comprensibile se pensiamo che, come ho detto sopra, Freud dice che “col riso viene a un tratto resa disponibile dell’energia che era impegnata, fino a quel momento, per controllare alcune condizioni psicologiche intime”…
È ovvio che possiamo dare il meglio di noi stessi nei vari campi della vita. Di tutti gli esempi a disposizione, prendiamo quello riguardante l’apprendimento e la memoria. Per lo studente molto ansioso, l’umorismo ha proprietà ansiolitiche e fa quindi migliorare in modo notevole i risultati degli esami.
Ma il ridere può avere altre applicazioni nel campo dell’insegnamento e dell’apprendimento, siano essi impiegati nella scuola, nel lavoro, in casa o in qualsiasi altra circostanza; le ricerche effettuate in questi ultimi anni dimostrano che l’uso dell’umorismo ottimizza l’apprendimento, la memoria e la creatività. Si può ritenere che questo risultato sia dovuto ad almeno due motivi. Il primo è che , se l’allievo è ansioso, la sua attenzione viene assorbita, distratta dalla tensione e non è quindi disponibile per agire come dovrebbe.
L’umorismo serve a:
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L’aver relegato la comicità e l’umorismo tra i generi minori dell’arte, con la scusa che si ride soprattutto della corporeità e quindi degli istinti più bassi, è stata un’operazione culturale grandemente miope.
Si pensa: “Il riso è associato al “basso”, al corpo e quindi è lontano dalle sublimi vette dello spirito…”. Eppure se qualcuno sa far ridere si dice appunto che è spiritoso…
La radice della parola… guarda caso… è la stessa.
A livello psicologico lo humor e la risata che ne consegue:
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soluzioni nuove a problemi vecchi.
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Bisognerebbe aggiungere una beatitudine in più al discorso della montagna: “Beati coloro che sapranno ridere di se stessi, perché si divertiranno moltissimo”.
Questo ci allena a recuperare visceralmente quello che definirei il SORRISO INTERNO, cioè quell’atteggiamento di pensiero positivo nei confronti della vita. Per cui scatta un circolo virtuoso, un riflesso condizionato: se io continuo a ripetere a me stesso che sono un infelice… sarò un infelice!!!
Attraverso la risata e il buon umore si innesca il circolo virtuoso sopra descritto, per cui a risata risponde risata e quindi atteggiamento positivo nei confronti della vita: sorridi e il mondo ti sorriderà… è l’uovo di Colombo… a pensarci bene! Ma allora perché il mondo è così pieno di “musoni”?
Inizia ora! fai un bel sorriso adesso: 3, 2, 1… 😀
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