Gianni Ferrario – Energizzatore di Eventi
Facilitatore di climi aziendali e spirito di unità con i suoi coinvolgenti WorkShow di grande successo!
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Happiness Trainer
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Noi tutti restiamo contagiati dall’umore delle persone con cui viviamo e, a volte inconsapevolmente, lo assorbiamo; ad esempio, se il nostro partner è arrabbiato, spesso finiamo per esserlo anche noi. Ciò significa che nel rapporto con gli altri e nel rapporto di coppia in particolare, occorre investire molto in tal senso, occorre molto impegno per mostrare la nostra “miglior faccia”, per apparire il più possibile sereni, sapendo quanto enormemente ciò abbia influenza sull’ambiente circostante e quindi sulla nostra stessa felicità e qualità di vita.
Sorridere e ridere anche quando non ne abbiamo alcuna voglia può influenzare l’umore di chi ci circonda; le ricerche condotte indicano infatti che tendiamo a mimare l’espressione degli altri, e se qualcuno ci accoglie alla porta con un sorriso, generalmente lo ricambiamo; se invece veniamo accolti da un volto imbronciato e triste, tendiamo ad assumere anche noi la medesima espressione.
Uno dei motivi per cui ci piacciono tanto gli spettacoli buffi è che i volti sorridenti dei comici influenzano l’attività del nostro sistema nervoso autonomo. Quando osserviamo l’espressione del volto altrui, non ci limitiamo a ricevere un’informazione, ma proviamo le stesse emozioni. Ciò potrebbe avere grande importanza per il trattamento dei pazienti negli ospedali e per il nostro atteggiamento globale nei confronti della malattia. Sono verità note da sempre, ma dimenticate in questa era tecnologica.
I grandi scrittori hanno sempre conosciuto il potere delle espressioni del volto. Nel suo racconto La lettera rubata Edgar Allan Poe scrive che quando vuole scoprire quanto una persona sia saggia, stupida, buona o cattiva, o che cosa stia pensando in quel momento, assume la medesima espressione che vede sul volto dell’altro. “Imito il più accuratamente possibile la sua espressione e poi aspetto di vedere quali pensieri e sentimenti nascano nel mio cuore o nella mia mente”. Poe probabilmente non sapeva nulla di vie ormonali o chimiche, ma era giunto alla verità per intuizione.
Immedesimarci nelle azioni degli altri è qualcosa che facciamo ogni giorno, automaticamente e senza neppure rendercene conto. È il nostro cervello a occuparsene, grazie ad alcune cellule nervose chiamate Neuroni specchio. Scoperti nel cervello delle scimmie, i neuroni specchio dell’uomo controllano processi molto sofisticati, come la comprensione di azioni, intenzioni ed emozioni altrui, l’imitazione, l’apprendimento e il linguaggio.
Comprendere questo meccanismo ci aiuta a prevedere, capire e imitare quello che fanno, provano e dicono gli altri. EMPATIA
I neuroni specchio permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di metterci in relazione con gli altri.
Questa è la scoperta che ha fatto Giacomo Rizzolatti con la sua Equipe dell’Università di Parma che gli è valso il Brain Prize che è il “Nobel” per i neuroscienziati:
Quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si attivano, nel nostro cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quella stessa azione.
Essi ci permettono di capire al volo che cosa sta facendo chi ci sta di fronte, senza che sia necessario fare un ragionamento complesso. Inoltre, preparano il nostro sistema nervoso a imitare le azioni degli altri e a entrare in empatia con i nostri interlocutori.
Noi capiamo istintivamente le espressioni emozionali altrui perché le riviviamo dentro di noi.
Nelle situazioni sociali tendiamo inconsciamente a imitare gli altri, i loro gesti, le loro espressioni fisiche e verbali perché questo ci aiuta a capire il loro stato d’animo: è quello che gli psicologi chiamano “effetto camaleonte”.
Questa capacità di capire gli altri in modo immediato, istintivo, senza ragionamenti di alcun tipo, è dovuta ai neuroni specchio, che interagiscono con le aree classiche emotive del cervello, come l’insula e l’amigdala, per produrre EMPATIA.
È a causa di queste cellule che, quando vediamo una scena che ci fa ridere, veniamo istintivamente e senza alcun ragionamento contagiati.
Allo stesso modo quando guardiamo lo sport allo stadio o anche semplicemente in TV, partecipiamo letteralmente alle performance degli atleti: spesso ne assumiamo inconsciamente le posture e le espressioni del viso e ci poniamo in un atteggiamento di tensione muscolare, come se ne condividessimo lo sforzo.
Si può dire che:
e quindi che, in un certo senso,
Intendiamoci: ognuno ha la sua individualità, ma
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